15 Nov 2023
IL TRUST PER AFFRONTARE UNA MALATTIA
Per spiegare di cosa si tratta, vi raccontiamo una storia di fantasia seppur ispirata ad una operazione da noi realmente seguita.
Questa è la storia della sig.ra Paola, che ora non c’è più.
Torniamo indietro di qualche anno …nel 2018.
Paola, di anni 70, era rimasta vedova da 5 anni, e non aveva figli.
Viveva in una bella casa in campagna con 4 cani, che amava molto, tutti adottati al canile.
Paola poteva contare su una discreta pensione, che insieme a quella di reversibilità del marito, le davano un reddito di circa € 4000 al mese.
Inoltre, aveva risparmi e investimenti per circa € 400.000.
Paola, a parte una sorella molto più giovane, non aveva parenti.
I rapporti con la sorella più giovane si erano interrotti anni prima, perché questa si era comportata molto male durante la successione dei genitori.
Paola stava ancora bene, ma aveva appena appreso di avere una malattia degenerativa dagli esiti sicuramente infausti, ma dal possibile lungo decorso.
Era molto preoccupata per sé e per i suoi cani.
Non voleva che, quando la malattia avrebbe preso il sopravvento, la sorella più giovane si sarebbe potuta approfittare di lei: secondo Paola, la sorella l’avrebbe messa in un ospedale o casa di cura, avrebbe restituito i cani al canile e avrebbe speso tutti i suoi soldi.
Paola ha istituito un trust dove ha conferito tutti i suoi beni: la sua casa e la liquidità.
Il trustee del trust, o gestore, all’inizio era solo lei, che quindi ha continuato a gestire tutti i suoi beni come prima.
Nell’atto di trust ha nominato anche un guardiano, o garante, che era il figlio di un suo caro amico; persona su cui si poteva fare affidamento, come lei amante dei cani.
Nell’atto di trust era scritto che, appena Paola, non sarebbe stata più in grado di occuparsi di sé e dei cani, il Guardiano sarebbe andato dal notaio per nominare il commercialista di Paola quale nuovo trustee in sua sostituzione.
In un separato atto notarile Paola aveva lasciato scritto che, in caso di bisogno, il suo commercialista sarebbe stato anche l’amministratore di sostegno.
Appena la malattia ha preso il sopravvento, il commercialista l’ha sostituita nel ruolo di trustee e si è fatto nominare amministratore di sostegno.
Da quel momento, il trustee/amministratore di sostegno ha gestito le pensioni e tutto il patrimonio di Paola, sotto il controllo del guardiano.
Nell’atto di trust Paola aveva scritto esattamente come voleva essere trattata durante la malattia.
Voleva rimanere nella sua bella casa fino e voleva i suoi cani attorno a sé fino all’ultimo momento di vita.
Il trustee ha fatto in modo che tutto avvenisse come scritto nell’atto, per cui Paola ha affrontato la malattia nella sua casa assistita da un badante e, solo nell’ultimo periodo, da una infermiera.
I suoi cani sono rimasti con lei fino all’ultimo giorno.
Addirittura, pochi mesi prima di morire, in un momento di lucidità aveva espresso il desiderio di poter adottare un nuovo cane del canile, e il trustee ha realizzato il suo desiderio.
Nessuno si è potuto approfittare di Paola, quando era più debole per la malattia, perché le sue pensioni e il suo denaro erano gestiti dal trustee sotto il controllo del guardiano.
La sorella, come previsto, ha tentato in ogni modo di estorcerle del denaro, ma non ci è riuscita.
Addirittura, quando Paola non era più lucida, l’ha convinta a farsi nominare unica erede con un testamento olografo.
Questo testamento però è risultato inutile, perché Paola, a quel punto, era giuridicamente nullatenente.
Alla morte di Paola, come scritto nell’atto di trust, il trustee ha continuato a gestire i suoi beni di al servizio dei 5 cani.
I cani di Paola sono rimasti nella sua casa fino a che sono rimasti in vita assistiti e curati dal badante.
Quando l’ultimo cane è venuto meno, il trustee ha venduto la casa e ha impiegato tutti il ricavato e l’altra liquidità per le iniziative benefiche a favore dei cani, individuate da Paola nell’atto di trust.
La sorella, che pure era stata nominata erede, non ha ricevuto niente.
Studio Legale Associato FBA